Elena Ferrante: “La figlia oscura” – Recensione

Un contenitore per le vostre recensioni. Da oggi Parmasofia sarà anche questo, per consentirvi di cimentarvi con articoli di giornalismo culturale, qui in particolare con la Letteratura, grazie al lavoro della prof. Isotta Piazza. Questa recensione porta la firma di

Francesca Marino. E se ci seguirete sulla pagina facebook del Corso di Giornalismo e Cultura editoriale (che ovviamente comprende tutti i nostri curricula) sarete informati su tutte le iniziative e anche sulla possibilità di sfruttare Parmasofia per il vostro tirocinio. Seguiteci! Questo il link della pagina FB se non siete ancora iscritti.

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Leda ha quarantasette anni, è un’insegnante, ha due figlie e un ex marito. Una donna come tante, se non fosse per una terribile azione compiuta anni prima.

Leda si è pentita di essere madre, etichetta che non ha mai sentito come veramente calzante, e si è comportata come la peggiore degli esseri umani, andando contro quella che viene sempre identificata come la natura stessa della donna e della femminilità.

Leda va in vacanza e l’incontro con una giovane madre e sua figlia fa riemergere il desiderio di danneggiare una relazione, di distruggere qualcosa, di far soffrire gli altri come la sua famiglia ha fatto soffrire lei. E compie un altro atto di violenza emotiva.

Leda potrebbe apparire come un personaggio negativo con cui è difficile, forse impossibile empatizzare. Le sue motivazioni sono a tratti incomprensibili e le sue parole e azioni feriscono volontariamente le altre persone, e per osmosi anche i lettori. Eppure, nonostante tutto, la sua disperazione e frustrazione la rendono molto umana e molto comprensibile, anche se probabilmente è una verità difficile da ammettere.

Leda è una protagonista scomoda, è invidiosa e crudele, non è materna, non è amichevole, e proprio per questo è una figura vera, potente, indimenticabile.

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Francesca Marino

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