Dedicato soprattutto ai miei studenti e studentesse, immersi a metà guado fra Giornalismo e Letteratura. Ma rivolto anche a chi, qui in Parma, esce dalle vacanze con il proposito di non arrendersi alla divisiva e superficiale arena dei social e vuole invece accrescere la propria cultura per capire se e come si può vivere meglio… Giornalismo e Letteratura: qui entrambe con la maiuscola, perché
“Ma chi devi intervistà…er Papa?”. Parte da una battuta Fiorenza Sarzanini: la battuta con cui sentiva scherzare in redazione è poi diventata realtà proprio per lei, che il Papa l’ha intevistato per davvero. “Un’emozione grandissima”, e in quel caso
Da mesi seguo i post dei nostri studenti, vedo il saliscendi degli stati d’animo, il racconto più o meno velato delle crisi e dei dubbi che ha lasciato in eredità questa doppia stagione contagiata e paralizzata, e a quanto pare non ancora conclusa. Leggo e mi viene voglia
Non sono ancora finiti, quei tempi supplementari. E almeno noi che c’eravamo sentiamo periodicamente la necessità di rivivere quell’illusione e poi quegli incubi e poi quella gioia straripante che coinvolse ed unì davvero l’Italia. Eppure
Amo tanto, ma non tutto, della mia seconda vita universitaria. E in particolare sono allergico al forte carico burocratico che penalizza le riunioni dei docenti, e che i miei colleghi a tempo pieno vivono in modo ancora più intenso di me. Ma ieri mattina credo sia cambiato qualcosa, spero per sempre…
Oggi lo chiamerebbero cold case. Capace di fare notizia a quasi un secolo di distanza, per la storia in sè ma soprattutto per dove avvenne… Ma andiamo con ordine.
Lo Stivale in una videata. Chiuse e malinconicamente spente le aule di via D’Azeglio, con i Paolotti sentinelle ora inutili, i banchi del Laboratorio si riaccendono quasi per magìa, una dopo l’altra come le luci di un albero di Natale fuori stagione, sullo schermo del pc.
Lo hanno chiesto loro, i “miei” studenti di Parmasofia. Ed ora ecco tutte e tutti lì, in una schermata che racchiude il Paese dal Veneto alla Sicilia, passando per Parma: chi è recluso qui e chi a casa propria, siamo tutti prigionieri in tempo di pace. Leggi tutto “La tecnologia e le emozioni”
Piccola storia di una cravatta senza senso (o forse l’aveva…), di una dozzina di studenti, di un gruppo di docenti non meno smarriti di loro, di videotecnologie e della voglia di ripartire. A distanza ma insieme, aspettando il ritorno agli amati Paolotti. 🙂 Leggi l’articolo
Mi hanno “costretto” a lavorare anche di domenica. E mi sono sentito orgoglioso di loro.
I nostri studenti, le ragazze e i ragazzi di Giornalismo e Cultura editoriale, hanno avuto in queste ore un comprensibile sbandamento, come del resto è capitato a tutti noi. Chi aveva deciso di tornare, chi lo ha fatto a poche ore dalla proclamazione della chiusura, chi ha cercato di resistere… Hanno affidato ai social i loro dubbi e il loro smarrimento, con post che – in modo assolutamente non scontato – raccontavano anche del loro legame sincero e affettuoso con Parma e con l’Università dove stanno cercando di mettere a fuoco e plasmare i loro sogni e progetti di vita.
Allora, agganciandoci anche a un discorso già iniziato in aula e poi nel Laboratorio Parmasofia, è iniziato un progetto di racconto, singolo e comune insieme, di questi giorni strani ed incerti. Dalla Sardegna alla Sicilia al Veneto, passando per chi è oppure era ancora a Parma, sono arrivati tanti squarci di vita fra Nord e Sud, con la nostra città perno di tante vite in viaggio continuo.
Tante istantanee in movimento, da cui è già nato un diario a 30 mani (letteralmente, e contando anche quelle del prof): una narrazione collettiva che continuerà e che sarà l’essenza di una nuova iniziativa web all’interno di questa nostra Parmasofia. Un dialogo a distanza che ci fa sentire tutti vicini all’Università, nell’attesa che aule e chiostro dei Paolotti tornino a popolarsi di voci e di sogni.
Il vuoto, il silenzio, l’impotenza delle aule, dei corridoi, del chiostro dove nessuno è lì a gustarsi l’azzurro sopra i Paolotti. Ma è soprattutto nel mondo virtuale che si misurano la paura e lo smarrimento: è nei social, dove sono quasi sparite le faccine, i sorrisi, le battute, magari anche le vostre (scusate e passatemi il termine) “cazzate” che prima facevano scuotere la testa e che ora vien quasi da rimpiangere…
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