Giornalismo: quel diario del virus a 30 mani

Gabriele Balestrazzi

Mi hanno “costretto” a lavorare anche di domenica. E mi sono sentito orgoglioso di loro.

I nostri studenti, le ragazze e i ragazzi di Giornalismo e Cultura editoriale, hanno avuto in queste ore un comprensibile sbandamento, come del resto è capitato a tutti noi. Chi aveva deciso di tornare, chi lo ha fatto a poche ore dalla proclamazione della chiusura, chi ha cercato di resistere… Hanno affidato ai social i loro dubbi e il loro smarrimento, con post che – in modo assolutamente non scontato – raccontavano anche del loro legame sincero e affettuoso con Parma e con l’Università dove stanno cercando di mettere a fuoco e plasmare i loro sogni e progetti di vita.

Allora, agganciandoci anche a un discorso già iniziato in aula e poi nel Laboratorio Parmasofia, è iniziato un progetto di racconto, singolo e comune insieme, di questi giorni strani ed incerti. Dalla Sardegna alla Sicilia al Veneto, passando per chi è oppure era ancora a Parma, sono arrivati tanti squarci di vita fra Nord e Sud, con la nostra città perno di tante vite in viaggio continuo.

Tante istantanee in movimento, da cui è già nato un diario a 30 mani (letteralmente, e contando anche quelle del prof): una narrazione collettiva che continuerà e che sarà l’essenza di una nuova iniziativa web all’interno di questa nostra Parmasofia. Un dialogo a distanza che ci fa sentire tutti vicini all’Università, nell’attesa che aule e chiostro dei Paolotti tornino a popolarsi di voci e di sogni.

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