Time Machine 2020: Odissea nel Palazzo del Governatore

Melania Grelloni e Lucia Caputo

Immortalare, far rivivere, rendere eterno un attimo, un’emozione, fermare il tempo e scrutarne i meccanismi: questo è lo scopo del cinema raccontato nella mostra Time Machine. Vedere e sperimentare il tempo.

Ogni forma di arte, con le sue dinamiche e le sue regole ha cercato nella storia di comunicare e manipolare il tempo, l’arte in sé racchiude una caratteristica temporale intrinseca: l’eternità. È palese come diverse espressioni culturali e artistiche quali la musica, la letteratura hanno vari approcci di manipolazione del tempo e ne fanno largo uso come base di qualsiasi dei loro prodotti, che siano canzoni o romanzi. Ma è sicuramente il cinema la forma di arte che riesce meglio a gestire e manipolare il tempo e cerca da anni di carpirne e studiarne i meccanismi.

L’esposizione Time Machine. Vedere e sperimentare il tempo è curata da Antonio Somaini con Eline Grignard e Marie Rebecchi, prodotta da Solares Fondazione delle Arti con il contributo del Comune di Parma e degli sponsor Parmalat e Ocme in collaborazione anche con la Cinémathèque Française.

La mostra inaugurata il 12 gennaio scorso e aperta fino al 3 maggio al Palazzo del Governatore in piazza Garibaldi, nasce dall’idea dell’assessore alla cultura di Parma Michele Guerra di mostrare come nel corso degli ultimi 125 anni la percezione del tempo nel cinema rispecchia il modo in cui viene gestito dall’uomo in varie epoche ma non dal punto di vista strettamente umano ma come, grazie alla tecnologia e alle invenzioni, il tempo può essere plasmato e modellato.

L’obbiettivo della mostra è lavorare sulla storia del cinema concepita come una serie di tecniche di manipolazione del tempo quali la tecnica ultrarapida che tramite il montaggio accelerato di fotogrammi produce forme estreme di rallentamento, il time-lapse che al contrario rallenta la velocità ripresa per produrre l’accelerazione,  il fermo immagine,, l’inversione temporale, il loop.

Affiancati sono i primi due oggetti che danno il via alla mostra: la prima cinepresa della storia del cinema e la prima pubblicazione del romanzo fantascientifico The Time Machine: An Invention di H.G. Wells risalenti entrambi al 1895. In questo romanzo per la prima volta si racconta di un protagonista che si muove nel tempo grazie ad un dispositivo meccanico, una macchina del tempo, e che si spinge in un lontano futuro per cercare di trovare delle risposte ad alcune delle grandi inquietudini della società vittoriana inglese, tempo in cui la storia inizialmente è ambientata. Le domande che il viaggiatore del tempo si proponeva sono in un certo qual modo arcani eterni: che ne sarà del genere umano? E cosa succederà quando il sole smetterà di fornirci la vita provocando il raffreddamento della Terra? Domanda alquanto destabilizzante oggi visto l’eccessivo, invece, surriscaldamento del pianeta dovuto a inquinamento e cattiva gestione delle risorse.

Due sono gli adattamenti cinematografici di questo film – il primo del 1960 e il secondo del 2002 – e in entrambi le tecniche di manipolazione del tempo come il time lapse e l’ultra rapidità vedono il loro compimento. Wells non conosceva queste tecniche cinematografiche ma ne anticipa la loro realizzazione in modo quasi rivelatore.

Queste pratiche inoltre hanno contribuito a rafforzare l’idea della relatività del tempo, della sua plasticità e malleabilità, rendendolo una forma elastica. Temporalità alla quale non siamo sottomessi ma che possiamo gestire e articolare sotto forma di flussi e ritmi grazie alle molteplici varianti di quella operazione cinematografica fondamentale che è il montaggio. Dalla pellicola ai file digitali è il taglia e cuci del montaggio la vera base della manipolazione del tempo cinematografico.

Non a caso, emblematica è la presenza nella mostra di una macchina da cucire in quanto la tecnica del montaggio deriva proprio da questa pratica, infatti le prime esperte di questo settore furono proprio delle donne, divenute montatrici grazie al lavoro di tessitura delle stoffe. Donne molte volte dimenticate o oscurate dai ruoli più esposti del regista o dell’autore e che la storia del cinema sta cercando di riportare alla luce.

Presenti sono anche le creazioni di Edison che ancora una volta contribuiscono alla realizzazione e di oggetti – come il fonografo – che verranno utilizzati sui set cinematografici per modificare e manipolare immagini e voci.

L’esposizione poi prende il via diramandosi in quattro sezioni con diversi titoli legati alla manipolazione del tempo: flussi – legato al tempo che si manifesta negli elementi naturali quali nuvole e onde –  istanti – tecniche cinematografiche che tendono a segmentare il tempo a frazionarlo in istanti singoli che poi vengono rimontati in modi diversi come nell’animazione, dando vita ad oggetti inanimati per cui il tempo diventa il flusso vitale delle cose –  rimontaggi  – film che nascono dal rimontaggio di materiali filmici preesistenti, rimontare le immagini di altri film donando significati diversi – e oscillazioni – esempi legati all’inversione temporale, alla ripetizione continua, e opere in cui un istante di tempo è riproposto da milioni di punti di vista diversi.

Nelle varie installazioni perciò si potranno osservare immagini, corti, film, che riprendono tutte le tecniche più datate fino a quelle più moderne, prodotte da registi e maestri del cinema ma anche della fotografia, dell’animazione e della scienza in quanto le invenzioni scientifiche vanno di pari passo al continuo bisogno di plasmare il tempo cinematografico.

Time Machine. Vedere e sperimentare il tempo si conclude appunto con la contemporaneità. Il video-arte di Grégory Chantosky, la cui opera è presente nel percorso multimediale, affianca immagini apparentemente stranissime, ma che in realtà sono immagini rielaborate dall’intelligenza artificiale. Quest’ultima riprende le impronte lasciate dall’uomo in internet e le rielabora. Le machine learning, così definite, sono le macchine che potranno avere un’immaginazione artificiale grazie agli algoritmi che generano immagini.

La storia e il tempo del cinema sono in continua evoluzione proprio come lo sono i suoi media e l’esposizione ne da esempi continui.

Il soggetto degli allestimenti è dunque decisamente in linea con il motto di Parma 2020: “la cultura batte il tempo” o come accade in questa mostra lo manipola ma comunque porta con sé la voglia di trasmettere conoscenza e arte ai suoi fruitori che da sempre si muovono con la cultura stessa nel tempo e nello spazio.

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