Sognate un futuro nel Giornalismo? Allora studiate Zavoli

Gabriele Balestrazzi

Forse la notizia vi ha solo sfiorati, persa nell’atmosfera delle vacanze e collocata in un bianconero che potrebbe esservi apparso troppo lontano e datato per interessare il vostro futuro. E invece io vi dico che nè i manuali più aggiornati, nè le nostre lezioni universitarie, nè i sempre più diffusi approfondimenti multimediali sui principali siti vi daranno gli stessi preziosi insegnamenti dello studio di Sergio Zavoli, vero gigante del giornalismo italiano morto nei giorni scorsi. Perchè un 97enne

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Con lode

Gabriele Balestrazzi

Dal Covid-19 ai 110 e lode. In una mattina, la vita che torna a scorrere nell’Università (seppure ancora online), l’impegno e la passione condizionati ma non annullati dai mesi del virus. Pagine non banali, scommesse vinte.

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La tecnologia e le emozioni

 

Gabriele Balestrazzi

Lo Stivale in una videata. Chiuse e malinconicamente spente le aule di via D’Azeglio, con i Paolotti sentinelle ora inutili, i banchi del Laboratorio si riaccendono quasi per magìa, una dopo l’altra come le luci di un albero di Natale fuori stagione, sullo schermo del pc.

Lo hanno chiesto loro, i “miei” studenti di Parmasofia. Ed ora ecco tutte e tutti lì, in una schermata che racchiude il Paese dal Veneto alla Sicilia, passando per Parma: chi è recluso qui e chi a casa propria, siamo tutti prigionieri in tempo di pace. Leggi tutto “La tecnologia e le emozioni”

SurrealLaurea

Piccola storia di una cravatta senza senso (o forse l’aveva…), di una dozzina di studenti, di un gruppo di docenti non meno smarriti di loro, di videotecnologie e della voglia di ripartire.
A distanza ma insieme, aspettando il ritorno agli amati Paolotti.
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Giornalismo: quel diario del virus a 30 mani

Gabriele Balestrazzi

Mi hanno “costretto” a lavorare anche di domenica. E mi sono sentito orgoglioso di loro.

I nostri studenti, le ragazze e i ragazzi di Giornalismo e Cultura editoriale, hanno avuto in queste ore un comprensibile sbandamento, come del resto è capitato a tutti noi. Chi aveva deciso di tornare, chi lo ha fatto a poche ore dalla proclamazione della chiusura, chi ha cercato di resistere… Hanno affidato ai social i loro dubbi e il loro smarrimento, con post che – in modo assolutamente non scontato – raccontavano anche del loro legame sincero e affettuoso con Parma e con l’Università dove stanno cercando di mettere a fuoco e plasmare i loro sogni e progetti di vita.

Allora, agganciandoci anche a un discorso già iniziato in aula e poi nel Laboratorio Parmasofia, è iniziato un progetto di racconto, singolo e comune insieme, di questi giorni strani ed incerti. Dalla Sardegna alla Sicilia al Veneto, passando per chi è oppure era ancora a Parma, sono arrivati tanti squarci di vita fra Nord e Sud, con la nostra città perno di tante vite in viaggio continuo.

Tante istantanee in movimento, da cui è già nato un diario a 30 mani (letteralmente, e contando anche quelle del prof): una narrazione collettiva che continuerà e che sarà l’essenza di una nuova iniziativa web all’interno di questa nostra Parmasofia. Un dialogo a distanza che ci fa sentire tutti vicini all’Università, nell’attesa che aule e chiostro dei Paolotti tornino a popolarsi di voci e di sogni.

Giornalisti domani? No: oggi o mai più!

Gabriele Balestrazzi

Il vuoto, il silenzio, l’impotenza delle aule, dei corridoi, del chiostro dove nessuno è lì a gustarsi l’azzurro sopra i Paolotti. Ma è soprattutto nel mondo virtuale che si misurano la paura e lo smarrimento: è nei social, dove sono quasi sparite le faccine, i sorrisi, le battute, magari anche le vostre (scusate e passatemi il termine) “cazzate” che prima facevano scuotere la testa e che ora vien quasi da rimpiangere…

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La dittatura dell’abitudine

Maria Cristina Mazzei

L’abitudine potrebbe essere definita come un abito, cucito in maniera sartoriale su ognuno di noi, di cui esistono diverse versioni che svolgono la medesima funzione: la creazione di comportamenti regolari.

L’agire di ogni uomo è governato dalla dittatura dell’abitudine e noi in fondo siamo quello che facciamo ripetutamente. Una sveglia che suona è pronta a scandire la giornata di ogni uomo e donna.

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