Lezione 0: il Giornalismo è un continuo Viaggio intorno all’uomo

Di manuali ne troverete diversi, anche ottimi. Quanto alle ultime novità sulle tecnologie, sulla fruizione tv con Netflix, sull’utilizzo delle Graphic Novel nelle news, lì dovrete essere voi a saperne più di me, perché è tutto pane della vostra generazione. (Comunque tranquilli: ci sono altri docenti che ne sanno anche di questo).

Il corso di Giornalismo laboratoriale è una redazione simulata, nella quale si vive il tempo reale guardando in aula quello che stanno facendo adesso i siti, o quello che è stato fatto poche ore prima da carta o tv. Ma a me piace aggiungere che è anche un corso in bianco e nero.

Non storcete il naso. Perché anche se saprete tutto di tecnologie, Netflix, Graphic Novel, è solo guardando un poco anche indietro che capirete davvero dove orientare il vostro giornalismo  anni 2019 e seguenti. Lo studio delle raccolte del giornale della vostra città potrebbe darvi una sequenza infinita di idee, spesso più attuali della…attualità.

E poi ci sono i maestri. Anche qui tanti, e da tutti c’è da imparare. Ma se mi chiedeste una lettura dalla quale partire, vi inviterei a cercare un libro purtroppo ormai raro ma preziosissimo. Scritto da Sergio Zavoli, oggi ultranovantenne: un giornalista che nell’arco della sua carriera (passata anche dalla presidenza della Rai, tanto per darvi un’idea della sua caratura) ha inventato più volte formule di grande successo e insieme di grande intelligenza.

Fu lui a far diventare le vicende del Giro d’Italia degli anni ’60 uno spaccato dell’Italia che cambiava pelle da società contadina agli anni del boom economico: le storie e le faticose parole dei ciclisti dopo l’arrivo furono un appuntamento seguitissimo dagli sportivi e rappresentano tuttora un formidabile spaccato di quell’Italia. Non certo banale, se si pensa che al Processo alla tappa intervenne anche un intellettuale come Pier Paolo Pasolini.

Poi – e ne trovate tanti inserti su You Tube – c’è la straordinaria “Notte della Repubblica”, efficace fin dal titolo per raccontare gli anni laceranti e insanguinati del terrorismo in Italia, di destra e di sinistra. Ci sono interviste ai terroristi di una forza e di una tensione impossibili da raccontare: Zavoli fece piangere un brigatista, con l’incalzare delle sue domande, ma allo stesso tempo fece uscire la storia e spesso le contraddizioni di queste persone andando a scalfire la dura corazza che si erano costruiti per attuare le loro scelte di vita (e di morte).

Il libro di cui parlo è del 1969. Porta sulla carta alcune interviste che Zavoli realizzò per la Rai: da Wernher von Braun, lo scienziato che prima fu al fianco di Hitler a ideare il razzo V2 e poi mise la sua scienza al servizio degli Usa nella vittoriosa corsa per l’uomo sulla Luna, ad Albert Schweitzer, medico premio Nobel per la Pace che creò in Africa un ospedale dove curò migliaia di indigeni. Poi un Papa (Giovanni XXIII) raccontato dal suo segretario, mons. Loris Capovilla; il primo dialogo con una suora di clausura (geniale inchiesta che Zavoli realizzò per la radio); l’equipe di Franco Basaglia, lo psichiatra che fu in prima linea a svuotare i manicomi…

Zavoli, di fronte a qualunque intervistato, ha la capacità della domanda. Nel suo splendido italiano, cesellato anche quando parla a braccio, il giornalista rappresenta noi e le nostre domande. E sempre aggiunge qualcosa di più, come quando chiede a un astronauta reduce da una spedizione intorno alla Luna se è vero che in caso di problemi ci fosse con loro una pastiglia di cianuro con cui suicidarsi.

Mestiere a parte, è un libro ancora di straordinaria attualità dal quale uscireste arricchiti. Perché alla fine questa è la prima e più vera finalità del Giornalismo: un viaggio intorno all’Uomo, che atraverso le parole degli altri ci faccia capire meglio anche noi stessi.

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