Convivere non vuol dire tollerare

Matteo Fornasari

Tolleranza o convivenza? È meglio concentrarsi su una politica della tolleranza o della convivenza? Che differenza c’è? Queste sono solo alcune domande a cui Francesco Remotti, professore emerito di antropologia culturale all’Università di Torino, socio dell’Accademia delle scienze di Torino e dell’Accademia dei Lincei, ha cercato di rispondere nel corso della conferenza inaugurale del secondo ciclo della rassegna di incontri intitolati “Seminari d’Europa”, che si è tenuta martedì 8 ottobre presso il Palazzo del Governatore a Parma.

La lezione, moderata da Alessandro Pagliara, curatore della rassegna e docente di storia romana,  è iniziata con un breve intervento del rettore dell’Università di Parma, Paolo Andrei, che ha tenuto a sottolineare che “l’intento di questi incontri è quello di fermarsi, ogni tanto, a riflettere sotto la guida di illustri maestri per capire dove stiamo andando, quali sono le tendenze che ci stanno influenzando e al tempo stesso quali sono le modalità migliori, dal nostro punto di vista, per mettere in pratica, quotidianamente, i temi che andremo a raccontare”. In seguito, dopo i saluti del Pro Rettore alla Terza Missione Fabrizio Storti, del vicepresidente del DUSIC Marco Mezzadri, del vicedirettore del centro universitario della cooperazione internazionale Roberto Valentino, e dell’intervento, volto a tracciare un breve profilo scientifico del relatore, della professoressa Martina Giuffre, la parola è passata al prof. Remotti che ha iniziato la conferenza soffermandosi sul concetto di convivenza.

Convivenza e coesistenza non sono la stessa cosa

La convivenza non deve essere data per scontata: è qualcosa che va ricercato e coltivato al fine di dar vita ad una vera e propria cultura della convivenza. Un’alternativa alla convivenza potrebbe essere la coesistenza: Remotti ha tenuto a specificare, tuttavia, che “sono due termini (convivenza e coesistenza ndr) da tenere separati e da usare nella maniera appropriata”.  A tal proposito, citando Gustavo Zagrebelsky, Remotti ha spiegato che la coesistenza implica che due soggetti abitino nello stesso spazio, caratterizzato però da una separazione, mentre convivenza comporta abbracciare le somiglianze dell’altro e condividere ciò che va al di là del semplice spazio.

Il concetto di tolleranza

E per quanto riguarda la tolleranza invece? Remotti ha spiegato che il termine tollerare è da intendere come “sopportare”. Senza nulla togliere all’importante ruolo che la tolleranza ha giocato nel corso della storia, Remotti ha specificato che la tolleranza genera un rapporto asimmetrico tra il tollerante e il tollerato, poiché il primo si pone in una condizione di superiorità rispetto al secondo. Ciò a cui la tolleranza può portare, se unita ad una politica che valorizzi anche l’aspetto identitario ossia di protezione delle proprie “particolarità” come popolo, è la coesistenza. Da questo punto di vista, è necessario aggiungere che la tolleranza, a volte, può anche cessare, e ciò potrebbe portare ad esiti drammatici, come ci ha insegnato la storia.

Una risposta a “Convivere non vuol dire tollerare”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *