Mio salmone domestico: manuale di sopravvivenza alla propria vita interiore

Quando si prende in mano per la prima volta Mio Salmone domestico, esordio letterario di Emmanuela Carbé, l’attenzione viene immediatamente catturata dal sottotitolo: Manuale per la costruzione di un mondo, completo di tavole per esercitazioni a casa. Manuale: parola curiosa da accostare a

un romanzo, soprattutto considerando che nell’immaginario comune il manuale è quel grosso libro pieno zeppo di nozioni sul quale tutti hanno dovuto studiare negli anni della scuola. Viene allora spontaneo domandarsi come mai l’autrice abbia scelto proprio questa parola per descrivere il suo libro.

Quando poi, dopo esserselo rigirato più volte tra le mani, si incomincia a sfogliare sbadatamente le prime pagine, scoprire che il libro si apre con un contratto è quasi spiazzante. A voler stipulare un patto con il Lettore è l’Autrice, che dichiara così di esonerarsi da «ogni problematica di natura critico-interpretativa»; firmando, il Lettore si assume la responsabilità di credere alla storia che l’Autrice racconterà nelle pagine a seguire.

Sfida accettata, dunque; non resta che mettersi comodi e iniziare a leggere. Non prima di aver firmato il contratto.

Il libro racconta della bizzarra convivenza tra un’aspirante scrittrice senza nome (non è assurdo pensare che possa trattarsi della stessa Emmanuela Carbé, considerando i dati inseriti nel contratto iniziale) e suo Salmone domestico, che invece si chiama Crodo. Avere a che fare con questo esemplare di salmone non è affatto semplice: Aspirante scrittrice è costretta a sopportare il suo carattere cinico e malinconico, a presentarsi alle sedute dalla psicanalista al posto suo, a interrompere continuamente la stesura del suo romanzo. In compenso, però, Salmone domestico le ha regalato un intero condominio di sagome di cartoncino che si animano da sole.

Ma chi sono davvero Aspirante scrittrice e Salmone domestico? La prima è ciascuno di noi, una persona normale alle prese con i piccoli grandi problemi di una vita normale; il secondo è un vero salmone, come viene più volte specificato, che tuttavia per il Lettore diviene metafora e rappresentazione di un mondo interiore.

Qualcuno potrebbe a questo punto scambiare Salmone domestico per una sorta di “daimon”, nell’accezione di giuda morale datagli da Socrate. Niente di più semplicistico, se non addirittura errato; Salmone domestico non è una guida per Aspirante scrittrice, almeno non più di quanto lei lo sia per lui. Per spiegare il loro rapporto si potrebbe dire che è molto simile a quello che animali e persone hanno nei prodotti di animazione occidentale, in cui gli animali esprimono i lati nascosti dei personaggi a cui sono affidati; non c’è, cioè, un rapporto di subalternità del tipo maestro-discepolo ma un rapporto orizzontale tra pari. Per fare un esempio pratico: nel film animato del 1963 La spada nella roccia la presenza dell’irascibile, sarcastico e permaloso gufo Anacleto serve a mostrare al pubblico caratteristiche non tipicamente positive di Mago Merlino che per via del suo ruolo di mentore non possono essere associate direttamente a lui. Carbé nel suo romanzo compie questa stessa operazione: Salmone domestico fa luce su tutto ciò che Aspirante scrittrice ha lasciato consapevolmente al buio, esplicita al Lettore un insieme di caratteristiche, fragilità e convinzioni che forse per paura la giovane protagonista non ha il coraggio di attribuirsi direttamente. Ecco quindi che non è Salmone domestico a inviare centinaia di curricula salmonae e a venire puntualmente scartato ma Aspirante scrittrice; non è Salmone domestico a non trovare le parole giuste per dichiararsi a Medusa, la femmina di medusa di cui è innamorato, ma è Aspirante scrittrice a non trovare mai il tempo per affrontare i propri sentimenti; non è Salmone domestico a dormire in una scatola di fragole che con una pinna sulla O diventa fragile, ma è Aspirante scrittrice a crogiolarsi nelle proprie fragilità come in una zona di comfort alla quale non si vuole sfuggire. E anche se è effettivamente Aspirante scrittrice ad andare dalla psicanalista, non è per sostituire Salmone che ancora una volta non si è presentato all’appuntamento ma perché è proprio lei ad essere la paziente. Non potrebbe essere altrimenti dato che, come Salmone stesso afferma, lui è “ateo” e alla psicanalista non ci crede.

Alla luce di ciò il termine “manuale” appare più che appropriato: l’amicizia tra Aspirante scrittrice e Salmone domestico diventa un modello al quale ispirarsi per entrare in contatto con la propria interiorità, con le proprie insicurezze e i lati più problematici del proprio carattere. Il tutto, però, espresso nella forma leggera di un vivace e concitato flusso di coscienza.

Mio salmone domestico è sicuramente uno di quei libri da leggere una, due, tre volte nella vita perché ricorda a tutti coloro che hanno rispettato i termini del contratto di prendersi cura di sé stessi, come Aspirante scrittrice si prende cura del suo cinico salmone.

Chiara Candeloro

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