L’ultimo, nuovo e rinnovato corso poetico di Eugenio Montale si avvia nel 1971, anno di
 pubblicazione della raccolta “Satura”. È un mutamento, quello del poeta genovese, sotto il profilo  artistico, letterario ed ideologico. Un libro profondamente originale, in cui temi, linguaggio e tono  cambiano radicalmente rispetto ai precedenti scritti, segnando di fatto l’inizio 
di una nuova stagione poetica che rompe l’orizzonte d’attesa del lettore montaliano formatosi sulle prime raccolte. Con questa opera, che racchiude e presenta al pubblico gli scritti composti tra il 1962 e il 1970, l’autore si distacca e prende le distanze dai canoni del modello di inizio produzione artistica, cominciando, di fatto, il nuovo scenario che avrebbe caratterizzato i decenni poetici successivi e terminando quasi quindici anni di silenzio poetico.
Da queste premesse nasce il seminario introduttivo e interdipartimentale, proposto dal gruppo di lavoro Officina 900, intitolato “Satura e dintorni”, tenutosi presso l’Aula C del Plesso di via D’Azeglio dell’Università degli Studi di Parma. L’incontro ha proposto una riflessione sull’intera produzione montaliana, analizzando poi specificatamente l’interpretazione testuale della raccolta Satura ed il giudizio storico ad essa attribuito. In seguito all’introduzione della coordinatrice del seminario Isotta Piazza ed ai saluti iniziali di Marco Gentile, hanno proposto il loro intervento, in ordine, gli esperti Corrado Confalonieri, Maria Borio e Simone Marsi.
 “Niente che è tutto”. Questo il tema di partenza dell’intervento di Corrado Confalonieri, che  asserisce come “la parola è un niente, ma è tutto quello che abbiamo”. Attraverso l’analisi letteraria  dell’opera, emerge la novità nei temi, e soprattutto nello stile, di uno degli autori più rappresentativi dello scorso secolo: è dal rapporto della poesia con la prosa e dalla “sfiducia nella parola” e nel suo  significato che comincia l’innovativa prosa montaliana. Se nelle produzioni precedenti il lessico ed i  temi trattati si presentavano complessi ed elevati, ora l’autore cambia, spiazzando completamente  lettori e critici attraverso uno stile colloquiale e quasi diaristico ed un approccio diverso e  discontinuo, anche all’interno della stessa opera. Satura è infatti suddivisa in quattro sezioni: Xenia
 I e II e Satura I e II. Nonostante però facciano parte della stessa raccolta, le differenze tra le sezioni  sono importanti dal punto di vista tematico: Montale in Satura riflette sulle vicende legate al  quotidiano, utilizzando un linguaggio colloquiale e prosastico in cui prevalgono temi satirici,  polemici e parodistici volti a raccontare la realtà e la vita di ogni giorno con estrema fedeltà. Da  complesso ed ermetico come era il linguaggio nella raccolta “Bufera”, ora è l’ironia a dominare la  sua prosa, attraverso una rottura rispetto alla struttura tradizionale. Una frattura stilistica espressa da  uno stile satirico da cui l’opera riprende il titolo: Satura, in latino, significa letteralmente satira.
 Nell’ultima parte del suo intervento poi, Confalonieri analizza uno dei motivi più ricorrenti  all’interno della raccolta: la “balbuzie del linguaggio”, originata dalla comunicazione di massa. Il  bersaglio della pungente critica dell’autore novecentesco sono i Mass-Media: egli critica  l’incremento dei mezzi di comunicazione, che a suo avviso non porterebbero ad un progresso in  termini di consapevolezza critica o culturale. 
L’importanza della prosa montaliana è individuabile anche nella sua eredità, postuma alla  produzione poetica di Satura. Maria Borio, nel secondo intervento del seminario, sottolinea  l’originalità dell’autore, inarrivabile da un punto di vista stilistico: l’uso dell’ironia con al contempo  un linguaggio razionale ed argomentativo risulta difficile da imitare anche da autori a lui successivi  ed anche all’interno del contesto europeo, non soltanto italiano. La poesia di Montale attraversa fasi  di crescita e miglioramento della durata di interi decenni, affacciandosi, nel periodo dei quindici  anni di silenzio poetico dal 1956 al 1971, ad una “Poesia inclusiva”, non più selettiva a livello  argomentativo e tematico. Egli non parla più di sé stesso, ma di altri autori, attuando una vera e
 propria rivoluzione completa del proprio linguaggio poetico. 
 Un altro aspetto essenziale della poetica montaliana, analizza Maria Borio, è l’interesse dell’autore  genovese nel tentare di costruire costantemente una propria personale arte semantica, ovvero che  motivi, a livello di significato, il rapporto presente tra emozione e ragione, tra stile e pensiero, tra  suono e senso. Satura in questo contesto appare dunque una evidente e chiara critica alla società di  massa ed all’arte, sviluppata attraverso uno stile di linguaggio ironico e critico. Quest’uso  dell’ironia dissacrante viene vista però dai critici dell’epoca come una classica fase di stile tardo,  tipica degli autori novecenteschi: si tratta del momento, per un autore in età adulta, di culmine della
 perdita di interesse ed entusiasmo nei confronti della società e dei suoi sviluppi. Ma quello che  accade in Montale però è ben più profondo: egli attua uno spostamento totale sul lato della ragione  attraverso l’uso dell’ironia, mantenendo però una postura umanista. La sua poetica resta, dunque,  inimitata. 
 L’innovativa raccolta poetica di Eugenio Montale è riconosciuta a livello internazionale e ciò è  testimoniato dalla preziosa analisi e dagli studi di Simone Marsi, il quale, nel suo prezioso  intervento, ha raccontato l’importanza e lo spazio dedicato a Satura all’interno dei manuali  scolastici. I testi analizzati utilizzano modalità espressive e organizzative differenti: Marsi riporta  esempi come il manuale “Il filo rosso: antologia e storia della letteratura italiana ed europea” di  Alberto Casadei, Laura Carotti e Marco Santagata, il quale decide di valorizzare alcuni autori  considerati maggiori correlando loro attorno autori minori, oppure il manuale “Letteratura e storia.
 Per le Scuole” di Riccardo Bruscagli e Gino Tellini, che si focalizza sul contesto storiografico delle  diverse produzioni. Ciò che appare comune a tutti i manuali resta però l’omogeneità del giudizio  critico di Satura da parte degli autori, oltre che di posizionamento, all’interno degli stessi.
 Il seminario, conclusivo del corso di “Letteratura italiana contemporanea (Modulo R)”, è infine  terminato con i saluti finali ed i ringraziamenti da parte della coordinatrice Isotta Piazza per gli  interessanti interventi.
Roberto Ligorio




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