Editing: la magìa di un testo che diviene…Gomorra

Andrea Gojic

La medietà in editoria non esiste: non esiste un libro che piace mediamente. Un libro che a noi non piace, può piacere straordinariamente ad altre persone. I libri sono sempre rivoluzionari per qualcuno ed è questo uno degli strani trucchi del mestiere, ci ha spiegato Edoardo Brugnatelli, editor da trent’anni nella casa editrice Mondadori. Quello che accade dietro le quinte di un testo pubblicato è, per usare le parole di Benedetta Centovalli, la parte nascosta dell’iceberg editoriale. È qui che avviene la magia che trasforma i testi ancora fluidi e mutevoli in vere e proprie opere letterarie, grazie ad un lavoro di collaborazione tra l’editor e l’autore.

In lingua italiana non esiste un termine in grado di esprimere le varie sfaccettature del lavoro editoriale, ragione per cui si ricorre ai termini anglosassoni “editor” e “editing”. Editor è colui che tradizionalmente cura il testo, da distinguere rispetto alla figura del Publisher, ovvero l’impresario editoriale. Più precisamente, noi parliamo di editing quando la revisione del testo letterario è profonda, cioè quando esso riguarda l’ambito strutturale, stilistico o, addirittura, concettuale del testo. Si tratta, quindi, di una curatela che, in qualche modo, contribuisce ad “inventare” l’opera letteraria. Infatti, nel corso del Novecento, l’idea di testo e dell’autore è cambiata. L’autorialità è sempre più spesso plurima, cioè frutto di un lavoro a più mani.

Il rapporto editor-autore-testo è stato l’oggetto di discussione del seminario di studio “L’editing letterario: l’invenzione del testo in redazione” che si è tenuto lo scorso 26 novembre in aula Ferrari. Hanno partecipato Benedetta Centovalli, editor e studiosa, nonché docente universitaria (è stata anche visiting professor a Yale, NYU e Princeton), Giulio Mozzi, autore e consulente per case editrici (attualmente consulente della Marsiglio editore) e Edoardo Brugnatelli che ha creato la collana Strade Blu di Mondadori (in cui hanno esordito importanti autori, tra cui anche Saviano), nonché uno dei fondatori del Centro di Formazione Supereroi. Hanno mediato la professoressa Isotta Piazza ed il professor Alberto Conforti.

Durante l’incontro Benedetta Centovalli ha portato come testimonianza il suo lavoro con lo scrittore Ermanno Rea sulla sua opera intitolata “La dismissione”, precisando che, nonostante il suo intervento nel montaggio dell’opera, “l’autore resta autore a tutti gli effetti”. La posizione in cui si è posta è stata quella dell’ascolto e della collaborazione. Infatti, Benedetta ha sottolineato che l’ascolto attivo e una giusta dose di intervento, quando questo è necessario, sono sempre l’ideale per chi fa questo mestiere. Edoardo Brugnatelli, invece, ci ha raccontato del fortuito caso “Gomorra”, tenendo a precisare come anche la casualità giochi un grande ruolo nella nascita di un libro. Infatti, prima di iniziare la collaborazione con Saviano, egli si era occupato solo di saggistica e narrativa straniera. In questo caso, il lavoro di Brugnatelli si è svolto in termini di macro-editing, cioè intervenendo sulla struttura del testo. La grande sfida consisteva nell’organizzare la massa di materiale che Saviano aveva raccolto e scritto. Infatti, “Gomorra” come oggi lo conosciamo è solo una delle tante versioni discusse tra l’editor e l’autore. Il lavoro di micro-editing, invece, è stato sviluppato da Helena Janiczek, la quale aveva messo in contatto Saviano con l’editor. Infine, anche Giulio Mozzi ha portato alcuni casi. Uno ha riguardato “Conforme alla Gloria” di Demetrio Paolin, uno scrittore con il quale Mozzi aveva già collaborato prima e che lo consultò portandogli una grande idea di romanzo e poche decine di cartelle scritte. A partire da quell’idea, i due elaborarono quello che è diventato il romanzo pubblicato e candidato al Premio della Strega. L’altro è il caso di “Apri gli occhi” di Matteo Righetto, dove Mozzi intervenne sia sulla struttura che sull’aspetto linguistico. Infatti, per suscitare un maggior impatto emotivo sul lettore, dietro suggerimento di Mozzi, il racconto venne strutturato seguendo tempi verbali differenti.

I tre casi qui raccontati riguardano testi o idee proposte dagli autori, ma esistono anche opere che nascono direttamente in redazione. Si tratta di idee sviluppate dagli editor e poi firmate da un autore. Un esempio, riportato da Brugnatelli, è l’opera “Che cosa ho detto veramente a Zidane”, un testo che nasce quasi per scherzo, ma che ha venduto diverse migliaia di copie.

La discussione ha anche evidenziate alcune delle qualità che un buon editor deve avere, dato il suo delicato ruolo nella pubblicazione di un libro. Poiché l’editoria è un’industria che, paradossalmente, non possiede l’oggetto che commercializza, saper istaurare un rapporto positivo con l’autore è fondamentale. Il mestiere dell’editor richiede ottime capacità comunicative e sociali. Il testo per il suo autore è come un figlio e il giudizio dell’editor deve destreggiarsi abilmente tra un giudizio oggettivo e il giusto modo di esprimerlo. In merito, Edoardo Brugnatelli ha scherzato dicendo: “Io sono quarto di otto figli, io ho vissuto in una giungla, so come trattare le persone, so come sopravvivere in situazioni di tensione estrema”.

L’editor è anche un appassionato lettore e come tale ha una sua idea o predilezione letteraria che non deve interferire con la selezione del testo. Se il testo coinvolge il lettore e lo tocca, allora non ci deve essere pregiudizio, ha sottolineato Benedetta Centovalli. Un buon editor dovrebbe essere in grado di tenere tutti i sensi accesi e superare i suoi pregiudizi nei confronti dei testi. La lettura può anche essere una resistenza, purché positiva e attiva. Insomma, per essere un buon editor occorre, come ha affermato Giulio Mozzi, anche una buona dose di curiosità. Ma questo non basta. Essendo un’industria, l’editoria richiede anche considerazioni di natura economica nella scelta dei titoli da pubblicare. D’altronde, si tratta di un settore avente un enorme tasso di insuccesso. Se 4 o 5 libri dei 100 pubblicati hanno un buon successo di pubblico, ci ha spiegato Brugnatelli, allora la casa editrice ha ottenuto un grandissimo risultato. E i grandi risultati si ottengono con libri e successi sempre nuovi. Insomma, l’editoria è un mondo tanto affascinante quanto ricco di sfide, ma nonostante gli ostacoli, il mestiere dell’editor resta uno dei più importanti e gratificanti al mondo. E ogni buon lettore sa che perdersi in buon libro, non è mai perdere: è sempre un guadagnare qualcosa.

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