Migrare tra paure e ostacoli: una storia che si ripete

Elisa Rossanino

“Accogliere, proteggere, promuovere e integrare” sono le parole di Papa Francesco per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018, ed era proprio questo il titolo del terzo incontro di “Seminari di Europa” 2019-2020 durante i quali si riflette e si discute sul tema della tolleranza presso l’Auditorium di palazzo del Governatore a Parma.

L’incontro è stato aperto con i saluti del Rettore dell’Università di Parma, Paolo Andrei, che ha sottolineato l’importanza di costruire un dialogo aperto che metta al centro le persone e i diritti, come il tema della tolleranza sia fondamentale e come esso sia centrale nell’agire non solo in ambito universitario, ma anche cittadino.

In questa occasione, Simonetta Anna Valenti, Pro Rettrice all’Internazionalizzazione e docente dell’Università di Parma, e Alessandro Pagliara, docente dell’Università di Parma, hanno potuto dialogare con l’Arcivescovo di Bologna S.E. Card. Matteo Maria Zuppi, l’Arcivescovo di Ferrara e Comacchio S.E. Mons. Gian Carlo Perego, il dott. Emilio Rossi presidente di CIAC Onlus di Parma e la dott.ssa Maria Cecilia Scaffardi direttrice della Caritas di Parma.

Ampi sono stati i riferimenti letterari per introdurre e parlare di un tema delicato e contemporaneo come quello delle migrazioni e della relativa accoglienza.

“Era una notte che pareva fatta apposta, un’oscurità cagliata che a muoversi quasi se ne sentiva il peso. E faceva spavento, respiro di quella belva che era il mondo, il suono del mare: un respiro che veniva a spegnersi ai loro piedi.

Stavano, con le loro valigie di cartone e i loro fagotti, su un tratto di spiaggia pietrosa, riparata da colline, tra Gela e Licata; vi erano arrivati all’imbrunire, ed erano partiti all’alba dai loro paesi […]. Qualcuno di loro, era la prima volta che vedeva il mare: e sgomentava il pensiero di dover attraversarlo tutto, da quella spiaggia della Sicilia, di notte, ad un’altra deserta spiaggia dell’America, pure di notte. Perché i patti erano questi- io di notte vi imbarco- […] e – di notte vi sbarco- […]. Un giorno più o un giorno meno, non vi fa niente: l’importante è sbarcare in America” (Sciascia Leonardo, Il lungo viaggio, in Il mare color del vino).

Rileggendo le parole di Sciascia, Alessandro Pagliara ha avviato il dibattito riportando alla memoria quando erano gli italiani a migrare altrove, in particolare verso l’America. Dato che l’incontro si è tenuto in occasione del 71esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sono stati riletti alcuni passaggi, in particolare l’articolo 1: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti […]” e l’articolo 13: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese […]”.

Come possono essere riscoperti questi due articoli oggi?

Per il cardinal Zuppi è necessario parlare e riflettere su questi temi uscendo dalla situazione di emergenza da campagna elettorale. Rileggendo i diritti sanciti dalla Dichiarazione dei Diritti, si sente la necessità di indicare alcuni punti fissi per sopperire alle mancanze sentite e nate dopo la guerra. Oggi sarebbero svuotati di significato e servirebbero norme da applicare con l’impegno di tutta la comunità internazionale.

Come si è passati dai principi alla propaganda?

Le parole del Mons. Perego ci ricordano che il diritto di migrare è entrato, nel 1948, anche nella nostra Costituzione, ma non si è mai legiferato sul diritto d’asilo in Italia. Quando il cammino migratorio è cambiato, ci si è dimenticati delle tante battaglie fatte nel nostro Paese. Le città hanno bisogno di ripensarsi per far fronte a questo tipo di problematiche che riguardano diversi ambiti, ad esempio anche il diritto alla salute. Altro punto di riflessione è sicuramente quello della cittadinanza.

Chi è il migrante per voi?

Per il dott. Rossi, del Centro Immigrazione Asilo Cooperazione Internazionale, il migrante è un essere umano titolare di tutti i diritti della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani verso il quale è necessario agire con spirito di fratellanza.

Analoga è la risposta della dott.ssa Scaffardi della Caritas, la quale, dopo aver ricordato il diritto alla vita che porta a fuggire dalle situazioni più difficili, definisce il migrante semplicemente come una persona, un fratello. Non è giusto dare al migrante una qualifica che lo identifichi, ma si deve semplicemente cercare di riconoscere la dignità di una persona. Ricorda anche le parole pronunciate dal Papa nella giornata dell’immigrato del 2019: quando si ragiona di migranti, si parla anche di noi stessi, di chi vogliamo essere e di quale civiltà vogliamo costruire.

Pagliara ha ancora ricordato la centralità del ruolo del Mar Mediterraneo che fu definito dallo storico francese Fernand Braudel (1985): “Mille cose insieme”. Il Mediterraneo ha avuto, fin dal principio, una funzione di crocevia e di incontro, per questo non si può parlare di eccezionalità o emergenza davanti ai fenomeni migratori che vedono protagonista la traversata del mare di cui l’Italia si trova al centro. Oggi il mare nostrum è diventato il più grande cimitero a cielo aperto ed è questo il vero problema. A questo proposito il cardinal Zuppi ha affermato come, nella situazione contemporanea, sia necessaria una politica che determini le scelte anche successive e soprattutto l’uscita da una politica emergenziale, riflettendo sulla tematica dell’ospitalità. Una politica di diritti determinerebbe anche la nascita di doveri. È necessario ritornare a pensare a che cosa il mare in questione ha significato per le grandi civiltà del passato che si sono sviluppate affacciandosi su di esso come Roma, Atene, Alessandria: per questo è necessaria una politica adeguata interna ma anche estera.

Sul Mediterraneo Mons. Perego ha aggiunto che i confini non sono barriere ma strade, purtroppo, l’attraversata delle acque del Mediterraneo diventa una corsa ad ostacoli. La politica in questo contesto dovrebbe permetterci di riappropriarci di questo mare e della sua gestione. Se ogni individuo ha il diritto di migrare, lo deve poter fare attraverso strade “comode” senza mettere in pericolo la propria vita. Eliminando questi confini si potrebbe inoltre favorire un maggiore sviluppo economico, ancora una volta l’esempio è ripreso dal passato riportando alla memoria la via della seta. È necessario controllare le strade con gli strumenti che abbiamo a disposizione per salvaguardare il diritto di migrare con un sostegno umano e sociale.

Ovviamente, data la sua posizione centrale, l’Italia è al centro di questo processo migratorio come “tappa fondamentale” del percorso, dal 2013, 2/3 dei migranti arrivati nel nostro paese hanno poi continuato il viaggio. All’Italia spetterebbe dunque una prima accoglienza, ma non ci sono strutture adeguate e sportelli di supporto attivi, in particolare, nella tutela dei diritti dei minori non accompagnati.

Il dott. Rossi aggiunge che nel nostro Paese sembra essere diffusa una “paura dell’altro” e si tratterebbe di una paura strumentalmente indotta. Oggi, l’Europa dovrebbe organizzare un soccorso in mare adeguato. Associazioni come quella del dott. Rossi, favorendo campagne come “io accolgo”, cercano di eliminare questi sentimenti che ostacolano un’accoglienza efficace. Come ha sottolineato la prof.ssa Simonetta Anna Valenti, spesso la paura del diverso e dello straniero nasce dal fatto che ciò porta a metterci in discussione mandando in crisi le nostre sicurezze, per questo, per ricostruire le regole per un buon vicinato è necessario agire sul piano politico, sociale ed economico.

Ha ricordato inoltre come Papa Francesco abbia sollecitato la Chiesa a prendersi cura della causa dei migranti.

Come hanno reagito le nostre comunità alle parole del Papa?

Mons. Perego ha ribadito che la falsificazione della figura e della sfera del migrante ha determinato reazioni anche nel mondo cristiano e nelle comunità parrocchiali. Il 91% degli articoli sui giornali hanno associato la parola migrante con quella di clandestino e irregolare o si focalizzano su aspetti discriminatori. Per questo, Perego ritiene che i giornali parlino della situazione in modo non veritiero e ciò porterebbe con sé una specifica reazione da parte della comunità. Carlo Levi sosteneva che le parole sono pietre, ma allo stesso tempo per gli antichi erano medicina.

Per Zuppi è giusto che la comunità cristiana accolga, ma non può essere un compito affidato esclusivamente a determinate associazioni ma all’intera comunità. Ci sono delle responsabilità e vi è una diffusa paura e ciò sarebbe un indicatore del fatto che la politica non abbia dato delle risposte e non abbia governato il fenomeno. Le parrocchie rimangono un punto di riferimento dove i bisognosi vanno a bussare. Tuttavia, non si tiene in considerazione la paura che può avere anche il migrante. Spesso il problema è risolto con l’indifferenza che anestetizza la paura.

Una delle grandi sfide che la società ha perso è nell’ambito scolastico. I bambini “hanno occhi di cerbiatto che ci guardano e ci interrogano ma noi non sappiamo rispondere”. La scuola spesso non è pronta ad accogliere e integrare. L’accoglienza, spesso, è demandata all’azione dei singoli, e ciò non può essere degno di un paese civile e lungimirante.

Il dott. Rossi sostiene invece che la scuola faccia un lavoro splendido per quanto riguarda l’inclusione, si occupa di formare i nuovi cittadini e i nuovi arrivati, tuttavia, la scuola va sostenuta.

Fermare l’odio è ancora possibile?

Per il cardinale di Bologna si tratta di una battaglia che richiede tempo, ma poco per volta si arriverà a un cambiamento e non solo alla tolleranza che sarebbe ancora insufficiente.

A questo proposito il Prof. Pagliara ha concluso l’intervento con le parole di Luciano Canfora: “È giunto il momento di capovolgere la prospettiva. È tempo di considerare l’ondata migratoria come avamposto di un mondo in accordo col quale la (ancora) ricca Europa potrebbe dar vita a una struttura federale euro-africana gravitante sul Mediterraneo, effettivamente paritaria e, in prospettiva, sempre più integrata. Se l’intera “Unione” si facesse protagonista di una svolta del genere potrebbe nascere una feconda interazione tra quel grande capitale umano e il capitale di conoscenze e risorse del vecchio continente.” (Luciano Canfora (2019), Fermare l’odio, Laterza).

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