La seconda vita (sul web) dei preziosi manoscritti greci di Parma

Annagrazia Fiore

Nemo propheta in patria… Anche questo è un insegnamento della intensa, particolare Giornata di studio, dal titolo Πάρμα  λβ°  μγ° <ʹ / Parma 32° 43° 30’, che ha raccolto nel prestigioso  Salone ‘Maria Luigia’ della Biblioteca Palatina di Parma (Foto) nomi di prestigiosi codicologi, filologi, paleografi e papirologi a discutere del manipolo di manoscritti greci ivi conservati, un piccolo tesoro paradossalmente assai più noto fuori Parma.

Per questo, e forse con gusto per il paradosso, il titolo della Giornata riprende le coordinate cittadine dal libro III, capitolo 1, sezione 46 della Geografia di Claudio Tolemeo (f. 54r del Palatino 9). Dietro l’evento c’è un progetto di più ampio respiro: in coincidenza con il convegno, infatti, sono stati esposti nella Galleria ‘Petitot’ della Biblioteca tutti i manoscritti greci dei fondi Parmense e Palatino, esposizione ad accesso libero che durerà fino al 13 dicembre 2019. Di più: grazie alle donazioni liberali di Alberto Chiesi e di Andrea Toso, che hanno coperto interamente i costi, e grazie alla perizia del fotografo Lucio Rossi, sono state tratte riproduzioni fotografiche integrali dei manoscritti, che saranno disponibili dalla prossima primavera sul portale Internet Culturale (http://www.internetculturale.it), mentre le schede descrittive si possono leggere su di un altro importante portale del MIBACT, Manus online (https://manus.iccu.sbn.it). L’affluenza, nella suggestiva ambientazione del Salone, è stata notevole e assai partecipativa: non solo studiosi affermati, ma anche molti giovani ricercatori, studenti e appassionati.

La giornata si è aperta con i saluti, istituzionali ma non convenzionali, della Prorettrice con delega per l’Internazionalizzazione dell’Università di Parma, Simonetta Anna Valenti, di Marco Mezzadri, Vice-Direttore del Dipartimento di Discipline Umanistiche, Sociali e delle Imprese Culturali dell’Università, infine del responsabile della giornata (e del progetto), Massimo Magnani. Tutti hanno sottolineato l’importanza di una iniziativa solo apparentemente circoscritta, e che invece dimostra che cosa si possa fare quando le istituzioni pubbliche e private collaborano nel senso più autentico del termine. Immediatamente si quindi è entrati nel vivo del tema con Paolo Eleuteri (Università di Venezia), l’autore, nel 1993, del catalogo scientifico dei manoscritti. Eleuteri ha fatto la storia di questi manoscritti greci – l’origine dei fondi Palatino e Parmense, illustrandone i pezzi più pregiati, a partire dal Palatino 5, il celeberrimo tetraevangelo miniato del X sec. Eleuteri ha inoltre fatto capire, in modo assai concreto, intelleggibile anche ai non addetti ai lavori, l’importanza della catalogazione scientifica. Il nostro Paese, il più ricco di manoscritti medievali e di biblioteche storiche, è ancora incredibilmente arretrato sotto questo aspetto. La parola è passata a Stefano Martinelli Tempesta dell’Università di Milano, che partendo dal Parmense 3178 ha tracciato con competenza e chiarezza la tradizione manoscritta delle Notti Attiche di Aulio Gellio e dei graeca (gli inserti in lingua e alfabeto greci) ivi contenuti. A concludere la sessione mattutina è stata Renate Burri dell’Università di Berna: l’importante studiosa della tradizione manoscritta di Claudio Tolemeo e dei geografi antichi ha incentrato la sua relazione sul Palatino 9 e sulla tradizione cartografica e testuale della Geografia tolemaica. Al termine è stata inaugurata l’esposizione dei manoscritti, ospitata nella meravigliosa sala Petitot, che ha consentito ai presenti di poter avere un immediato accesso visivo, quasi fisico ai questi preziosissimi manufatti. 

Nel pomeriggio i lavori sono stati aperti Elisa Bianchi e Paola Degni dell’Università di Bologna, che hanno presentato l’importante progetto di rilevanza nazionale (PRIN) Bibliotheca Italica Manuscripta, soffermandosi in particolare sul Parmense 1217, un eccezionale rotolo di cinque metri e mezzo, contenente la Liturgia di Giovanni Crisostomo, e sul Palatino 5, il citato tetraevangeliario splendidamente miniato. Anche Paola Degni, che ha guidato Elisa Bianchi nell’aggiornamento del catalogo di Eleuteri per Manus online, si è soffermata sull’importanza di accompagnare la digitalizzazione con la catalogazione e lo studio scientifico dei manoscritti. Paolo Scattolin dell’Università di Verona si è occupato della tradizione antica e bizantina dei commenti a Sofocle, che ha un rappresentante molto rilevante nel Parmense 3176. Dopo aver illustrato con acribia e passione la trasmissione di questi testi, essenziali per la comprensione del poeta tragico, e l’apporto di figure centrali dell’umanesimo bizantino, fra cui Demetrio Triclinio e Marco Musuro, egli ha mostrato come un errore, apparentemente inspiegabile, nella produzione di questo manoscritto apra uno squarcio illuminante sul modo di operare di questi dotti. Il testimone è passato a Mariella Menchelli dell’Università di Pisa, grande conoscitrice dei due Fondi di Parma e, nell’équipe guidata da Martinelli Tempesta, prossima editrice di Isocrate per la Oxford University Press. Menchelli ha dispiegato una messe imponente di note paleografiche e filologiche su alcuni manoscritti del fondo Parmense, e in particolare sul Parmense 200, che le ha permesso di parlare di uno specifico settore della tradizione manoscritta dell’oratore Isocrate.

La giornata si è conclusa con l’intervento di Daniele Bianconi dell’Università di Roma ‘La Sapienza’, che si è soffermato sul rapporto fra il Parmense 3062 e il Vaticano greco 173, due manoscritti che si dividono il testo della Geografia di Strabone, scritti entrambi a Roma da Demetrio Raul Cabace (il Parmense nel 1482, il Vaticano prima, forse addirittura nello stesso anno); le note personali, apposte qua e là dal copista, lasciano intravedere particolari interessantissimi della sua attività e del suo mondo culturale e professionale. L’ultimo relatore della giornata, Nicola Reggiani (Università di Parma), ha analizzato le differenze tra l’edizione critica tradizionale e l’edizione critica digitale, mostrando i vantaggi che possono derivare dall’utilizzo di quest’ultima, con particolare riferimento all’Iliade di Omero, al Parmense 1130, scritto fra 1450 e 1475, che ne reca il testo, ad alcuni frammenti papiracei di Omero da Tebtynis (Egitto), di cui Reggiani sta preparando l’edizione, e al celebre Homer Multitext Project (http://www.homermultitext.org). I contributi della giornata saranno pubblicati nel numero XIV (2021) della rivista di fascia A Scripta: an international journal of codicology and palaeography. Il bilancio della giornata è stato ben più che positivo, a livello didattico, scientifico e umano, sia per i relatori, sia per il pubblico.

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