Informare, educare, intrattenere: BBC

Ci sono due ottimi motivi per parlare nel nostro sito Parmasofia di questo libro. Innanzitutto vi si parla di una realtà giornalistica che deve essere presa a modello dai nostri studenti. E poi, proprio da un ex studente viene questo contributo, pubblicato nei mesi scorsi come libro dopo essere stato eccellente tesi.

Pasquale Ancona è stato un brillante

allievo del Corso di Giornalismo, e la tesi da lui sostenuta con il prof. Luca Sommi (che ne firma la prefazione) è ora diventata libro . Una pubblicazione uscita per le edizioni Diabasis nei mesi della pandemia che ne ha purtroppo impedito poi la presentazione che meritava. Ma che merita quanto meno di entrare nel nostro contenitore web in cui si parla delle iniziative del Dusic e in cui anche gli ex studenti possono e potranno trovare posto, quando i loro lavori lo meritino.

E appunto lo merita questa “Storia della BBC”. Lo merita già l’argomento della tesi/libro, come ricorda fin dall’incipit della sua prefazione Luca Sommi, ricordando il record da Guinness (ma soprattutto da Manuale di Giornalismo) di Jeremy Paxman, che nel programma BBC Newsnight pose all’allora Ministro dell’Interno Michael Howard una domanda scomoda; e alla risposta elusiva del ministro reagì ripetendogli la stessa domanda per altre 11 volte, sottolineando così che il rappresentante del governo Thatcher stava eludendo la questione.

Partendo da qui, ma con un profondo lavoro di ricerca sulla storia e sulla attualità, Pasquale Ancona si immerge nella realtà di questa emittente alla quale forse si preferisce guardare come a un mito più che analizzarne (ed imitarne, se possibile) le qualità. Così, la famosa funzione del watchdog, ovvero del cane da guardia nei confronti del potere politico, per la BBC cessa di essere un astratto concetto da manuale del giornalismo e diviene invece obiettivo del lavoro di ogni giorno. Obiettivo spesso raggiunto: ma come? E perchè la BBC ha questo alone che la rende in qualche modo diversa da tutte le altre tv?

La storia raccontata nel libro si intreccia ovviamente con la lunga storia degli inglesi, della loro cultura e delle loro tradizioni (forse a loro volta uniche e irripetibili). Ma su questo terreno si innesta poi una autonoma storia di “servizio pubblico”, come missione e come regola imprescindibile. La mission di “informare, educare, intrattenere”.

La pubblicazione ci fa capire meglio che non è solo merito dei pur bravissimi giornalisti, ma anche di un sistema costruito a monte per favorire quella missione. C’è anche – ed è attualissima – una interessante riflessione su come quel sistema abbia distinto fra cultura alta e cultura di massa, con una gerarchia nettamente in favore della prima. E già questo, se lo si confronta con uno “zapping mentale” di tanti nostri programmi, ci dice tanto sul fatto che da noi troppo spesso la tv “no, non è la BBC”.

C’è il fondamentale passaggio della Seconda guerra mondiale, in qualche modo “vinta” anche dalla BBC, che fu fondamentale con i suoi notiziari soprattutto radiofonici. E partendo dal grande prestigio acquisito, la BBC seppe poi affrontare nel dopoguerra la nuova e grande sfida dell’avvento della tv commeciale, sulla scia di quanto accadeva negli USA. In questo passaggio non mancarono le critiche, a conferma del fatto che BBC è anche il frutto di un sistema, anche politico, ben diverso dal nostro.

Nel 1953 arriva un’altra tappa fondamentale, che si protrae poi fino ai giorni nostri: il Television Act. Dalla incoronazione della Regina Elisabetta (in quello stesso 1953) fino alla pandemia non ancora superata, Ancona dà conto dei passaggi che hanno consentito alla BBC di mantenere la rotta pur nelle vorticose trasformazioni dei media, ad iniziare dal digitale. Perfino la DAD è diventata una risorsa, al punto che si parla di utilizzarla anche a fine emergenza pandemica… Già: informare, educare, intrattenere.

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