Da un convegno su Boito a un capolavoro di Verdi: Università maieutica

Prima tappa, inizio ottobre. Quasi 6 mesi fa, ma sembra un secolo all’idea di un convegno: la gente seduta fianco a fianco, le strette di mano, gli abbracci…Chi mai avrebbe detto che la più normale quotidianità sarebbe poi diventata una chimera da invocare per una allora inimmaginabile prigionìa da virus…? Ma torniamo a noi.

Inizio ottobre, dicevamo. Casa della Musica: due giorni di studio e confronto su “Nerone e dintorni”. Nerone è la seconda e incompiuta opera di Arrigo Boito, ma il convegno prevedeva un più ampio e ambizioso viaggio sul culto dell’antichità romana tra ‘800 e ‘900 . E poichè proprio in quei giorni stavo iniziando a valutare e mettere a fuoco il progetto di Parmasofia, mi è bastato assistere ad una parte del convegno (durato due giorni) per capire che nel Dusic, e ovviamente nell’Università in genere, c’è una straordinaria Fabbrica del Sapere i cui prodotti dovrebbero essere portati ancor più capillarmente a disposizione della città.

Arrigo Boito, come molti sanno, fu un esponente della Scapigliatura e fu, a cavallo fra ‘800 e ‘900, un protagonista del mondo musicale e culturale italiano. Il convegno ne ha tratto spunti ricchissimi e in varie direzioni, soffermandosi appunto sul culto della classicità romana. I relatori ci hanno così accompagnato, oltre che nelle pieghe dell’opera incompiuta di Boito, in un viaggio che si è snodato fra gli ultimi giorni di Pompei (fra letteratura, cinema e opera), e da lì alle trame d’opera e al Boito librettista, e poi alla romanità fascista, solo per citare alcuni temi delle numerose relazioni. Un approccio multidisciplinare doveroso, rispetto a quello che Marco Capra ha definito “intellettuale poliedrico tra i più rilevanti e anomali della cultura italiana tra i due secoli”.

E proprio partendo dal convegno, il viaggio incuriosito (ecco la funzione benefica e maieutica dell’Università) si è indirizzato a Palazzo Bossi Bocchi, dove a Boito (e a Verdi) era stata dedicata la mostra sulla “Storia di un capolavoro”. Il capolavoro è l’Otello che segna l’incontro di due figure inizialmente agli opposti: proprio Verdi era bersaglio del verso di Boito dell’ “altar buttato come un muro di lupanare” (vedi in fondo all’articolo). E in realtà i capolavori di Verdi e Boito sono due, se aggiungiamo il successivo Falstaff.

Ma l’Otello segna un passaggio fondamentale per il Melodramma e per la Cultura italiana. Sintetizzabile già nell’introduzione strumentale dell’opera (la tempesta) e nel folgorante “Esultate!” di Otello. Per cui, partendo da un convegno, si finisce per voler studiare e capire di più di Boito, della classicità romana, di Pompei, di pittura, di Verdi…E a quel punto, ovviamente, anche di Shakesperare. La fabbrica del Sapere, appunto, e una terza missione anche digitale: Parmasofia.

Percorsi variati: il Nerone di BoitoBoito e Verdi: dal muro di lupanare all’OtelloOtello: introduzione e Esultate! (video)Gli ultimi giorni di Pompei: quadri e non soloGli ultimi giorni di Pompei: film

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