La città e le sue metamorfosi

In attesa che gli spazi di via D’Azeglio si ripopolino di incontri e locandine, con il ritrovato sottofondo di socialità studentesca, ripercorrere i precedenti convegni con la pubblicazione degli Atti è già un ricominciare a percorrere e condividere le strade del Sapere. In questo caso

si torna indietro di un paio d’anni, ma con un tema così suggestivo da abbracciare secoli e secoli per proiettarsi verso un nuovo futuro: la città e, appunto, le sue metamorfosi.

La pubblicazione, a cura di Stefania Voce per le edizioni bolognesi Pàtron, apre davvero i suoi confini, pur dedicando poi ampio spazio proprio a Parma. Ma ci si arriva per tappe, che allargano da subito (con l’Europa e la Torre di Babele di Davide Astori) le prospettive del discorso. C’è poi Roma, con i contributi di Alessandro Bettoni e Alberto Canobbio, mentre Carlo Alberto Gemignani ribalta fin dal titolo (“La bella Spezia”) la visuale su una città che gode di ingiusta e cattiva fama estetica ma che ha tanto da raccontare anche in prospettiva geografico-economica.

E se i documenti dei papiri studiati da Nicola Reggiani ci trasportano nell’Egitto greco-romano, ecco poi la carrellata che riferendosi a Parma ci mostra alcuni passaggi fondamentali: Paolo Giandebiaggi e Fausto Pagnotta affrontano il tema dell’Architettura religiosa e forma urbis dopo la città romana; Alessia Morigi si sofferma sui segni che coi ha riportato il ponte romano lungo la via Emilia e Stefania Voce si affida anche al primo grande cronista – Salimbene de Adam – per affrontare la città medievale. Una carrellata completata da un ulteriore saggio di Pagnotta (sulla Società degli esseri umani in Cicerone) e dal viaggio di Giuseppe Zanetto fra Pisetero e Lisistrata: la città degli uccelli e la città delle donne.

Ne esce un quadro vivissimo, che si ferma sul fondamentale episodio della vittoria parmigiana su…Vittoria, ovvero la città fatta costruire da Federico II in attesa di radere al suolo Parma. Ma anche la Storia ha le sue metamorfosi: e quel giorno del 1248 cambiò certamente la storia di Parma, ma non solo.

E che lo spazio della città resti tuttora nostro riferimento e teatro di cambiamenti ed evoluzione, lo sottolinea nella premessa il direttore del Dusic Diego Saglia, ricordando che la revisione dei vari contributi è avvenuta proprio nei mesi in cui la pandemia ha costretto tutti noi a ricercare nuovi modi di vivere lo spazio e i luoghi della città.

In fondo, proprio questo guardare all’indietro al convegno del 2019 e ai secoli di cui nel convegno si è parlato dovrebbe ora aiutarci a ripensare e programmare la nuova normalità che speriamo finalmente ci stia tornando incontro.

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