Cultura con profitto: la lezione di Golinelli

Gaia Cammarota

Nella sua lunga vita, classe 1920, Marino Golinelli è stato promotore di cose produttive, generose, seminando non solo utili finanziari e posti di lavoro, ma anche valori sociali e cultura. Inizia rilevando nel primo dopoguerra a Bologna un piccolo laboratorio per la produzione di farmaci, che in pochi anni diventa un’impresa farmaceutica qualificata. Oggi, con la Alfa Wassermann, porta avanti con tenacia un gruppo farmaceutico internazionale con oltre millecinquecento dipendenti.

Golinelli è stato intervistato da Paolo Calidoni, docente di Coordinamento di contesti educativi all’Università di Parma. Possiamo definirlo certamente un imprenditore, ma anche un pioniere, oltre a essere un grande collezionista d’arte contemporanea. Tutto questo lo porta a incarnare la moderna figura del filantropo e del mecenate: un uomo che ritiene fermamente che arte, scienza e conoscenza siano il fondamento di ogni progresso umano; convinto, come ama ripetere, che «l’imprenditore abbia il dovere di restituire alla società parte delle sue fortune». Siamo tutti responsabili del futuro, è doveroso- dice Golinelli- che chi ha avuto fortuna restituisca parte di essa alla società, nella maniera che ritiene più consona ai propri ideali. Non potrà esserci un futuro sostenibile se non avremo classi dirigenti preparate ad affrontarne l’imprevedibilità in esso connaturata, abbiamo bisogno di visioni ad ampio raggio.

E per dar vita a un sogno, Marino Golinelli crea nel 1988 la Fondazione che porta il suo nome, con l’obiettivo di promuovere l’educazione e la formazione dei giovani, e per favorirne la crescita etica. La Fondazione Golinelli è attualmente l’unico esempio italiano di ente privato che s’ispira al modello delle grandi organizzazioni filantropiche americane. Arte e scienza, bellezza artistica e creatività scientifica sono da sempre due facce della stessa medaglia. La separazione tra cultura umanistica e cultura scientifica è innaturale e peraltro molto recente; nei secoli passati la sintesi tra arti, scienze e tecnologie ha prodotto le stagioni più alte della cultura occidentale, con esempi concreti in figure illustri quali Leonardo, Dante, Galileo… Su questo tema Fondazione Golinelli ragiona da anni con mostre e percorsi culturali con l’obiettivo di ricucire questo strappo, educando le nuove generazioni alla componente scientifica dell’arte e all’intuizione artistica della scienza, oltre a sviluppare forme di imprenditorialità creativa.

«La conoscenza è la chiave di volta di ogni percorso di vita che sia degno di essere vissuto», -dice Marino Golinelli-, per questo ritiene la scelta di chiudere sia le scuole, sia i tradizionali luoghi di cultura come musei, teatri e cinema, una mancanza totale di lungimiranza politica, dettata da una scarsa attenzione alle necessità educative delle generazioni più giovani. Ci si concentra solo sul qui e ora, proprio perché non si è attrezzati né preparati alle sfide imprevedibili a cui la vita ci sottopone, con l’aggravante che queste decisioni hanno importanti conseguenze sul futuro dei giovani. Storicamente le pandemie sono portatrici di cambiamenti e adeguamenti della società, di insegnamenti e nuovi paradigmi per tutti i soggetti, pubblici e privati, coinvolti nello scenario politico ed economico globale. Momenti come quello che stiamo vivendo devono indurre una riflessione sul significato del termine profitto, orientando sempre di più le imprese verso la concezione di profitto etico legato ai propri valori sociali. Il profitto serve a porre le basi per poter soddisfare con responsabilità i bisogni di tutti noi e deve contenere una spinta alla ricerca e all’innovazione.

«Anche nei momenti più oscuri dobbiamo mantenere una visione etica del nostro operare e reagire con la positività che ci deriva dalla conoscenza e con il coraggio di procedere senza avere paura».

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